Bella e simpatica quella prima classe dell’Istituto d’Arte di Guidizzolo, agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso. Corrado si rivelò subito un allievo molto interessato e maturo. Si segnalava per l’atteggiamento sereno, concreto, collaborativo, e per il buon profitto in tutte le discipline. A distanza di pochi mesi venni incaricato dalla Soprintendenza di Mantova di schedare gli oggetti d’arte della parrocchiale di Castel Goffredo. Avevo allestito un semplicissimo set fotografico per documentazione personale e mi arrabattavo, aiutato da mia moglie, tra navata, presbiterio e sagrestia quando comparve accanto a noi Corrado, felice di assistere al lavoro, avido di conoscere in anticipo le informazioni che ero in grado di fornire all’impronta e di osservare qualche dettaglio che sembrava importante. E così per tutte le volte che ritornai in Sant’Erasmo. Sempre entusiasta, sempre pronto, Corrado si rivelava di volta in volta più prezioso, non solo per l’aiuto materiale che offriva, ma anche per la disinvoltura con la quale, da perfetto padrone di casa (con la piena fiducia del parroco), apriva armadi, stipi, cassetti, recessi trascurati che custodivano ancora veri e propri tesori di arte sacra.
Nella mia attività di schedatore, quella fu una piacevolissima esperienza. Ma ad anni di distanza lo stesso Corrado ebbe modo di rievocare quella breve campagna ricognitiva come un bel ricordo. Affermava anzi che ai suoi occhi si era rivelata una realtà inattesa, e si era accesa in lui la prima fiammella di quella passione che avrebbe animato tutto il suo ammirevole, straordinario percorso di vita e di cultura. Ebbi a ricordargli, un paio di volte, che la ‘storica’ schedatura era in realtà poco più di un elenco, steso in tempi necessariamente ristretti, delle opere più significative, ma che gli arredi sacri della chiesa avrebbero meritato ben altri approfondimenti. Credo di non essere stato il solo a fargli presente le potenzialità di questo patrimonio storico, artistico, ecclesiastico; ma fu lui stesso a passare da ipotesi e buone intenzioni alla realtà che tutti conoscono. Mostre squisite per scelta di materiali e approfondimenti critici, pubblicazioni, e infine la creazione del MAST, gioiello di fascino assoluto tra i musei di storia locale, monumento aere perennius – più duraturo del bronzo, come diceva Orazio – per l’orgogliosa capitale gonzaghesca e per il suo indimenticabile autore.
Partito dal secolo scorso, approdo ora al nuovo millennio, come si usa dire. Nella primavera del 2014 volli concludere l’insegnamento di Economia e gestione dei Beni culturali (Università Cattolica di Milano) con una trasferta di qualche giorno a Castiglione delle Stiviere. Un pomeriggio fu dedicato a comunicazioni offerte da studiosi e amministratori locali; naturalmente, Corrado era tra i relatori. La serie di interventi, di alto livello anche perché indirizzati a studenti laureati, ben introdotti nelle discipline storico-artistiche e museografiche, fu molto apprezzata. Ma la comunicazione di Corrado colpì tutti profondamente. Eppure, a sentire lui, non era altro che un succinto elenco delle attività che aveva svolto, o erano in corso. Così gli specializzandi furono posti di fronte a un lucido resoconto di mostre, di studi inediti, di iniziative economiche e culturali atte a favorire lo sviluppo della comunità locale e di tutto l’Alto Mantovano. Progetti, obiettivi, costi, finanziamenti: quanto di più elevato e concreto si potesse desiderare. Al termine dell’esposizione Corrado fu applaudito con calore e gli studenti lo circondarono per ottenere ulteriori informazioni, per avere recapiti utili e indicazioni per approfondimenti. Come non riandare all’adolescente che nella chiesa di Sant’Erasmo pendeva dalle labbra del suo professore di Storia dell’arte? Ora i ruoli si erano invertiti, con grande ammirazione e soddisfazione da parte mia.
Ugo Bazzotti